Il Castello di Marchierù

Fra Airasca e Saluzzo, nell’alta valle del Po, in borgata Soave del Comune di Villafranca Piemonte, con lo sfondo del Monviso si innalza il castello di Marchierù, che tanti ricordi legano alla Casa Sabauda.

Del nome di Marchierù si fa menzione la prima volta in un documento del 1220, per una donazione di beni all’Abbazia di S.Maria di Cavour.

I luoghi ove sorgevano Borgo Soave e Marchierù furono sempre ambiti, e la stessa etimologia del nome si ricollega a “marcio”, bagnato, ossia altamente irriguo; siamo infatti nella zona dei “fontanili” (in piemontese “nasur” ), luoghi ove l’acqua delle falde affiora alla superficie formando polle limpide e pulite che si mantengono ad una temperatura costante di 10/15 gradi in ogni stagione dell’anno, consentendo un’irrigazione temperata continua.

Le altre ipotesi sull’origine del nome di Marchierù appaiono meno attendibili. Per alcuni potrebbe derivare da “marca” quale terra di confine con il Marchesato di Saluzzo, come in effetti fu, ma certo non esistettero mai dei “marchesi di Marchierù”. Leggendaria appare la derivazione dall’antico francese “macheron” cioè mucchio di macerie, esito dell’invasione di Federico Barbarossa.

I primi signori di Marchierù furono i Signori di Barge ma, con atto dell’ 11 marzo 1251, tutti i loro beni in Soave furono venduti a Tommaso II di Savoia. Gli Acaja, con castello residenziale a Villafranca, conservarono Marchierù per i loro discendenti: così Filippo d’Acaja lo costituì in dote alla figlia naturale Francesca, andata in sposa ad Antonio Bocchiardi. Da questi il feudo passò ai cugini Petitti , figli di Beatricina d’Acaja, che lo mantennero fino al 1482.

Nel 1483 Marchierù ritornò a Casa Savoia, e fu assegnato per metà in feudo a Filiberto, del ramo illegittimo degli Acaja-Racconigi . e per metà a sua sorella Claudia, sposa di Besso Ferrero marchese di Masserano.

Si trattò tuttavia di breve signoria, giacchè già nel 1640 il castello e le sue terre passavano ai conti Solaro del Macello tramite i Solaro di Moretta alla cui famiglia apparteneva Ottavia, la sposa di Filiberto d’Acaja.

Più tardi, per successione,il castello passò ai discendenti Cacherano di Osasco ed ai Filippi di Baldissero finchè nel 1827 il conte Vittorio Ignazio Filippi di Baldissero riscattò l’intera proprietà ( che verso il 1750 era stata costituita in Commenda del Sovrano Militare Ordine di Malta) dal cugino Policarpo Cacherano di Osasco.

Quella dei Filippi era antichissima famiglia , risalente ad Alineo, visconte d’Auriate nell’ 878, una delle più illustri di Cavallermaggiore ; dai più antichi tempi rivestirono innumerevoli magistrature civiche e furono nel 1583 Decurioni di Torino.

A tale famiglia appartenne Vittorio Antonio, nel 1736 aiutante di Campo del Principe Eugenio di Savoia nelle campagne militari contro i Turchi , Feldmaresciallo d’Austria, Comandante Generale della Cavalleria Imperiale e comandante dell’Armata d’Ungheria.

Chi portò all’antico splendore il feudo di Marchierù fu Carlo Alberto Filippi di Baldissero, porta stendardo di Genova Cavalleria nella prima guerra d’Indipendenza, figlioccio e paggio di Re Carlo Alberto di Savoia, membro della Regia Accademia di Agricoltura di Torino, artefice di importanti innovazioni proprio in campo agricolo emulo del cugino ed amico di Camillo Benso di Cavour che spesso soggiornò a Marchierù, fino ad iniziare i lavori per la rete di irrigazione delle campagne circostanti le sue proprietà, conclusi dal figlio Enrico.

Sua madre era Maria Canera di Salasco, Dama di Corte della regina Maria Teresa, sorella del conte Carlo Canera di Salasco, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Piemontese che firmò l’armistizio che da lui prese nome, con cui fu decretata la fine della prima Guerra di Indipendenza.

Enrico sposò Maria Arnaud di San Salvatore, discendente da due fra le più importanti famiglie francesi, i Richelieu ed i Gallifet.

L’ultima erede dei Filippi, Camilla, andò sposa al conte Vittorio Prunas Tola, e quindi al loro figlio primogenito Severino , anch’egli Accademico dell’Agricoltura, tramite il quale il castello e la tenuta sono pervenuti agli attuali proprietari.